A cura della direzione Marketing Relatech
Secondo i dati Istat aggiornati al 2019, in Italia, prima della pandemia erano presenti circa 5000 attrazioni tra musei, siti archeologici e monumenti aperti al pubblico.
Di fatto, un comune su tre dispone di almeno un sito museale ed in media in Italia è presente un museo ogni 50 km.
L’importanza dell’arte e della cultura in Italia è stata ribadita recentemente da un’indagine Enit per la promozione all’estero dell’Italia sostenibile, che ha evidenziato come 1 straniero su 4 visiti l’Italia per il turismo artistico e culturale, contribuendo per circa il 40% del fatturato del settore.
Inutile sottolineare come il 2020 abbia rappresentato un anno di svolta per il settore.
Il netto calo dei biglietti venduti ha rappresentato certamente una criticità per questo tipo di attività, infatti molti siti sono stati costretti a chiudere per assenza di fondi.
Tuttavia, molte di queste realtà culturali hanno colto la palla al balzo, per innovare il loro business model, dimostrando forti capacità di resilienza e adattamento ai cambiamenti.
L’inclusione del digitale nella loro offerta ha dato vita a risultati sorprendenti ed è stato possibile creare un connubio inaspettatamente perfetto fra arte e tecnologie digitali.
Molteplici luoghi d'interesse hanno incluso le più innovative tecnologie digitali all’interno di musei, dando un nuovo slancio a quest’ultime, facendo emergere in modo ancora più sorprendente la bellezza eterna delle opere d’arte coinvolte.
L’utilizzo di tecnologie immersive e interattive come la Realtà Aumentata e Virtuale (AR e VR) ha reso possibile aumentare l’attrattività di alcune opere d’arte e siti museali coinvolgendo un nuovo pubblico.
Non solo esperienze immersive, ma anche solamente esperienze digitali di interazione con l’utente dove quest’ultimo viene reso partecipe tramite precise strategie di engagement.
In questo caso non servono nemmeno costosi visori o altre attrezzature ma solamente lo smartphone. La cosa importante è utilizzare l’avanzamento della digitalizzazione per veicolare la diffusione della cultura con metodi nuovi ed efficaci.
Michela Arnaboldi, responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali, in un’intervista rilasciata alla Repubblica ha dichiarato quanto segue:
“Grazie al digitale si è aperta l’opportunità di ripensare il rapporto con l’utente come un’esperienza estesa, nel tempo e nello spazio, in quanto non confinata al luogo e al momento dell’esperienza in loco, ma potenzialmente continua e accessibile da qualsiasi luogo e in qualunque momento”.
Una delle possibili tecnologie utilizzabili per un nuovo tipo di engagement digitale è la realtà aumentata. Questa consente di aggiungere elementi digitali all’interno del mondo reale.
Allo scopo di rendere la visitors experience il più interattiva possibile, molti musei hanno adottato soluzioni basate su questo tipo di tecnologia. Esistono varie tipologie di applicazioni di AR.
Alcune sono molto semplici, che possono riguardare l’aggiunta di scritte nelle spiegazioni delle opere attraverso l’inquadramento con un’apposita applicazione tramite un comune smartphone, oppure possono essere utilizzati dei video di spiegazioni delle opere artistiche, a supporto della guida.
Vi sono poi alcune mostre artistiche in cui la realtà aumentata svolge un ruolo da protagonista, in quanto utilizzata allo scopo di rendere la mostra interattiva e coinvolgente.
Sono già numerose le soluzioni di questo tipo utilizzate: ad esempio, una dalle più importanti gallerie d’arte in Italia e in tutto il mondo “Le Gallerie degli Uffizi” di Firenze, offre mostre virtuali, a 360°, delle opere presenti nella galleria.
Così molti altri nel mondo! Come ad esempio Il Louvre che mette a disposizione gratuitamente la visita virtuale di alcune delle esposizioni del museo.
Oltre a ciò, anche l’applicazione offerta da Google, Google Arts & Culture, offre tantissime preview di opere d’arte presenti nei musei più famosi del mondo, dove gli stessi hanno un proprio profilo, il cui scopo è quello di mostrare una preview di quello che vedranno una volta raggiunto il luogo.
Prodotta dalla Fondazione GALA SALVADOR DALÍ, si tratta di una mostra di arte basata sulla vita del pittore catalano appartenente alla corrente artistica dei surrealisti. La peculiarità di questa mostra riprodotta in molte parti d’Italia riguarda il fatto che si tratta di un contesto in cui l’osservatore si trova in uno spazio immersivo, in cui le opere sono in costante movimento, dando l’illusione allo spettatore di entrare dentro le opere del pittore.
Fino ad ora abbiamo visto esempi di alcuni dei più prestigiosi musei del mondo, ma l’opportunità non è solo per loro, anzi. Grazie alle nuove tecnologie di engagement digitale, qualsiasi realtà può approfittarne per farsi conoscere e trovare nuovi users.
In Italia un progetto molto interessante in questo senso è quello dei Musei Digitali Diffusi. L’obiettivo di questa iniziativa è quella di valorizzare la cultura e il patrimonio storico in determinati territori o una tematica specifica.
Vengono proposti percorsi reali e virtuali per valorizzare anche quei luoghi meno conosciuti, o ancora contesti d’interesse storico ma seguiti solo da una certa nicchia.
Un esempio è quello del “Oasi delle Pievi”. Il progetto digitale consiste in un’app mobile gratuita che guida lo user, attraverso un mix di esperienze reali e virtuali, alla scoperta di luoghi parmensi poco conosciuti, ma di grandissimo valore storico, come le Pievi.
Avevi mai sentito parlare di questo luogo suggestivo? Forse no, quindi scoprilo scaricando l’app! Ne vale la pena.
Un'altra iniziativa interessante è stata portata avanti da Xonne, società del Gruppo Relatech: “Museo Digitale Diffuso del Ciclismo”. In questo caso, non si tratta di pubblicizzare un territorio sconosciuto ai più, ma di un progetto di salvaguardia storico dedicato ad una nicchia specifica, gli appassionati di ciclismo. L’obiettivo in questo caso è di non perdere il patrimonio narrativo e immateriale legato a questo sport iconico in Italia.
L’Italia, il “Bel Paese” per antonomasia, non è che un immenso museo a cielo aperto che si estende da Nord a Sud, con angoli di straordinaria bellezza sia nelle città d’arte che nella natura. Non è un caso che l'Italia detenga il maggior numero di siti Unesco al mondo, ben 58.
Perché non provare ad estendere l’utilizzo di tecnologie di VR per effettuare tour turistici a distanza, per far godere anche a distanza dell’infinita bellezza del nostro paese anche a chi è impossibilitato ad accedere in certi ambienti?
Per molti è facile arrivare in questi siti, apprezzarli in ogni minimo dettaglio e rimanere a bocca aperta di fronte a tale bellezza.
Tuttavia, non è sempre semplice raggiungere facilmente questi luoghi per svariati motivi. Per alcuni potrebbe essere un problema per motivi economici, considerando anche il periodo storico attuale, per altri invece l’ostacolo principale potrebbe essere un handicap o problemi fisici.
Immaginiamo di poter raggiungere facilmente una delle numerose cime dolomitiche situate a oltre 3000 m di altezza, oppure percorrere gli stretti e romantici sentieri a picco sul mare nelle Cinque Terre, o di godere della bellezza eterna di città d’arte quali Roma, Venezia oppure Firenze.
Alcuni tentativi sono già stati fatti. Ad esempio, in Val Gardena è stato fatto progetto per un tour virtuale delle dolomiti. La proposta con l’utilizzo di visori appositi diventa un’esperienza immersiva a 360° e seppur senza la totale possibilità di interagire con gli ambienti circostanti è un buon primo tentativo. Questo progetto si potrebbe allargare a moltissimi altri luoghi e città d’arte.
Questa potrebbe essere l’obiezione di molti, specialmente dei più appassionati. Non si discute!
Ma le nuove tecnologie di realtà virtuale con visori adeguati permettono letteralmente di tele-trasportarsi nel luogo di interesse, riproducendo la realtà con incredibile fedeltà. La cosa non dispiacerà di certo a chi purtroppo non ha la possibilità di recarsi in prima persona sul posto.
Perché non basarsi sul connubio arte-digital per rendere le opere d’arte attrattive anche ad un pubblico sempre più vasto? La tecnologia potrebbe dar vita ad una rivisitazione di alcune opere in chiave post-moderna?